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di Angelo Persichilli CORRIERE CANADESE (Englich Version) |
| John
Nunziata, il deputato italocanadese indipendente di York SouthWeston sta
considerando la possibilità di aggregarsi all’iniziativa della cosiddetta
United Alternative. In una intervista al Corriere Canadese ha rivelato
di essere stato avvicinato da Rick Anderson, uno dei più stretti
collaboratori di Preston Manning che «mi ha proposto di partecipare
a questa iniziativa». Nell’intervista Nunziata spiega la sua posizione
sulla United Alternative e sull’attuale situazione politica.
Corriere: Qual è stata la sua reazione alla proposta di Anderson? Nunziata: «Ho detto che per avere successo l’iniziativa deve raccogliere non solo conservatori o riformisti, ma anche i cosiddetti small ‘l’ Liberals. Il gruppo deve essere visto come nuovo partito e non una fusione tra tory e riformisti». Qual è stata la reazione di Anderson? «Ha detto che era una possibilità; ma l’altra era proprio l’unione di due partiti». Ed a lei tale eventualità non sta bene. «No. Ma non sta bene nemmeno a molti degli iscritti ai due partiti. Sarebbe solo la creazione di un altro partito di destra. Parla ancora di destra e sinistra. Crede che abbia ancora senso? «Non credo più alle etichette. Non so proprio più cosa significhi essere di destra o sinistra. Il governo Chrétien, ad esempio, ha adottato tutti i maggiori programmi del governo Mulroney mentre Alexa McDonough sta facendo la corte al mondo dell’imprenditoria. I confini sono offuscati. Il nuovo gruppo deve però credere in qualche cosa di preciso, non deve essere solo una coalizione antiliberale. Considera una sua partecipazione? «Di sicuro intendo andare al congresso. Credo che una alternativa sia necessaria, ma comunque è prematuro parlare di impegno». Con tanti partiti a Ottawa è proprio necessario averne un altro? «Sì. Una democrazia per funzionare ha bisogno di almeno due partiti nazionali pronti a governare. Ora non c’è alternativa ai liberali». Con un altro leader, diciamo Martin, tornerebbe tra i liberali? «Tutto è possibile, ma qualcosa deve cambiare. L’attuale Partito Liberale ha abbandonato i principi fondamentali del liberalismo». Un esempio? «L’epatite C, il caso Apec, il surplus». Le dimissioni di Manning faciliterebbero la creazione dell’alternativa? «Certo. Manning è stato bravo a creare un nuovo partito, ma non può andare più avanti. Il Reform è a un bivio: rimanere un partito regionale o diventare nazionale. Per fare questo ha bisogno di essere percepito in modo diverso. Ha bisogno di un nuovo leader». È solo percezione? «Ormai l’opinione pubblica si è fatta una idea. Con Manning leader si lascia di certo il Québec fuori. I commerciali dell’ultima campagna elettorale non sono dimenticati». Ultimamente sembra vi siano fermenti anche tra i liberali, soprattutto i backbeencher. Condivide? «A volte sono ottimista, altre pessimista». Adesso come è? «Pessimista. Mostrano per un po’ i muscoli ma poi ritornano sotto il controllo dell’establishment». Crede che Joe Clark non sia sufficiente a creare una alternativa ai liberali? «Non credo che la sua elezione abbia alcuna rilevanza a questo proposito. Non credo che egli da solo sia in grado di risollevare il Partito Conservatore. Quello che potrà fare è ottenere più attenzione dai media e, forse, ridurre i liberali ad un governo di minoranza». C’è quindi solo la United Alternativa? «Se riescono a trovare il ritmo giusto, sì. Possono battere i liberali». Crede che ci siano deputati liberali pronti a considerare il salto? «Credo che c’è un gruppo molto significativo pronto a considerare l’alternativa». Senza l’Alternativa e senza un altro leader liberale, sarebbe disposto a ricandidarsi come indipendente? «Mi piace ciò che sto facendo ed intendo ricandidarmi». |